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Chi Sono

Laureata in Psicologia nel 2006 con lode, nel 2013 ho conseguito la Specializzazione in Neuropsicologia con lode presso l’Università Sapienza e l’abilitazione alla Psicoterapia.
Ho lavorato per 3 anni presso il reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, pubblicando un articolo sugli effetti traumatici del terremoto in Abruzzo nel 2009 nella popolazione pediatrica (Feo, P., Di Gioia, S., et al., BMC Psychiatry, 14).
Esercito la libera professione dal 2010 e mi occupo principalmente di disturbi del neurosviluppo (disabilità intellettiva, disturbi della comunicazione, disturbi dello spettro autistico, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo specifico dell’apprendimento, disturbi del movimento) e di disturbi cognitivi e comportamentali acquisiti (in seguito a ictus, trauma cranico, sclerosi multipla, demenza…)
Sono in continuo aggiornamento sulle più recenti ricerche neuroscientifiche nel campo del benessere mente-corpo (Training Autogeno, Mindfulness…) e mi approccio con un orientamento cognitivo-comportamentale al trattamento dei disturbi della sfera emotiva e comportamentale. Dopo aver ricoperto la carica di Vice-Presidente, sono attualmente Tesoriere dell’Associazione Italiana degli Specialisti in Neuropsicologia 

Servizi
Valutazione neuropsicologica

L’ esame neuropsicologico è un delicato processo di osservazione, raccolta anamnestica, somministrazione di test standard per le diverse funzioni cognitive (linguaggio, attenzione, apprendimento, memoria, ragionamento) e per la valutazione del comportamento e dell’emotività, indicato per tutti quei bambini che presentano problematiche di sviluppo e per giovani e adulti che hanno subito lesioni cerebrali o danni neurologici di diversa natura. Difatti è sempre più frequente la richiesta di una visita neuropsicologica in numerose istanze per il riconoscimento di invalidità per difficoltà persistenti a svolgere le funzioni proprie dell'età (L. 289/1990) o, per i maggiorenni, per riduzione o perdita della capacità lavorativa non essendo in grado di svolgere gli atti quotidiani della vita (L. 118/1971, L. 18/1980 e L. 508/1988). La valutazione neuropsicologica non va pertanto confusa con il semplice resoconto dei punteggi “normali o patologici” ai test ma come una visita specialistica che consente di tracciare un profilo di funzionamento globale, descrivendo i punti di forza e le abilità cognitive preservate, le aree di fragilità cognitiva ed emotiva - comportamentale ed il complessivo grado di adattamento sociale, scolastico/lavorativo, familiare della Persona. Scopo ultimo di tale indagine sarà poi la pianificazione di un programma riabilitativo personalizzato che metta in campo non solo professionisti specializzati in varie discipline (psicologo, logopedista, terapista della neuro-psicomotricità, terapista occupazionale, pedagogista, tutor, educatore…) ma anche istituzioni come la scuola e servizi socio-assistenziali territoriali. I dati registrati nella valutazione iniziale saranno il punto di partenza per condividere il piano di lavoro con gli altri professionisti coinvolti nell’equipe riabilitativa ed i progressi fatti durante il percorso che si andrà a svolgere insieme.

Riabilitazione neuropsicologica

Partendo dai dati dell’esame neuropsicologico, si progetta il percorso abilitativo/riabilitativo più appropriato alla Persona per l’acquisizione di maggiori autonomie, di un adeguato inserimento sociale e della miglior qualità di vita possibile. Questo processo è svolto e coordinato dallo Specialista in Neuropsicologia il quale, dopo aver valutato i deficit cognitivi ed emotivo-motivazionali determinati da lesioni o disfunzioni cerebrali (deficit del linguaggio, afasia e disordini della lettura e della scrittura; deficit della percezione visiva e spaziale, agnosia e negligenza spaziale unilaterale; deficit della memoria, amnesia; deficit dell’attenzione e della programmazione e realizzazione del comportamento motorio e dell’azione complessa; deficit della consapevolezza, delle funzioni esecutive, della regolazione delle emozioni e del comportamento; deficit della cognizione sociale) attraverso metodi qualitativi e quantitativi ed anche tecnologie informatiche, organizza gli interventi atti a:

 

  • favorire il compenso funzionale, mediante l’utilizzazione delle abilità residue;
  • valutare, promuovere, realizzare e verificare periodicamente gli interventi neuropsicologici, psicoterapeutici e di comunità per il recupero del benessere psicofisico e psicosociale;
  • risolvere problemi legati all’inserimento o reinserimento familiare e socio- lavorativo, operando a livello transdisciplinare ed interprofessionale (lavoro di équipe) in maniera client-centered (centrato sul paziente)
  • favorire la partecipazione e l’autonomia funzionale nelle attività quotidiane

Come detto, in un progetto riabilitativo possono essere coinvolte diverse figure professionali dell’ambito sanitario con una formazione specifica per area di intervento: Logopedista: cura i disturbi della voce, del linguaggio, della comunicazione e della deglutizione causati da traumi o lesioni celebrali in pazienti di tutte le età. Terapista della neuro-psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE): in collaborazione con l'equipe di neuropsichiatria infantile e con le altre discipline dell'area pediatrica, si occupa di disabilità dello sviluppo, intese come quelle situazioni in cui, in conseguenza di una malattia, di un disturbo o di una menomazione, il soggetto presenta difficoltà nell'attualizzazione delle abilità necessarie alle attività e alla partecipazione e, più in generale, alla realizzazione della crescita. Terapista occupazionale: svolge la funzione di sviluppare, recuperare o mantenere le competenze della vita quotidiana e lavorativa delle persone con  disabilità  cognitive, fisiche, psichiche e si occupa dell'individuazione e dell'eliminazione di barriere ambientali per incrementare l'autonomia, l'indipendenza e la partecipazione alle attività quotidiane, lavorative e sociali. Educatore professionale: cura il positivo inserimento o reinserimento psicosociale dei soggetti in difficoltà. Non da ultimo, va ricordato il prezioso passaggio di informazioni e confronti che il lavoro di equipe deve prevedere con la scuola, i servizi educativi e socio- assistenziali pubblici e privati e tutte le figure di riferimento che ruotano attorno al paziente, adulto o bambino, attraverso l’interazione e l’integrazione delle funzioni e delle competenze assunte da ciascuno.

Training genitoriale
Si tratta di un intervento di ormai lunga tradizione cognitivo-comportamentale che mira a sviluppare nei genitori una maggiore consapevolezza di alcune dinamiche disfunzionali che si innescano con i loro bambini, specie quando le loro reazioni non sono le più adatte a rispondere ad intenti comunicativi poco chiari o inespressi. Esso permette al genitore di effettuare un’interpretazione alternativa dei comportamenti e delle emozioni del bambino e di rispondere in modo valido alle sue richieste. La famiglia, infatti, è una risorsa importante a cui attingere per il trattamento dei comportamenti disfunzionali dei bambini e per la promozione di comportamenti autoregolativi (Marzocchi et al., 2019). I programmi, ad esempio, permettono ai genitori di contribuire all’aumento del senso di competenza e autoefficacia dei figli, di fungere da modello valido, di esercitare uno stile educativo coerente ed efficace nella gestione delle situazioni problematiche. Seppure il Parent Training tradizionale sottolinea alcuni comportamenti genitoriali che portano ad errori tattici, esso va sempre inteso anche come uno spazio di condivisione emotiva in cui poter esprimere le proprie paure e sentirsi accolti, senza trascurare le motivazioni e gli scopi che guidano la funzione genitoriale. Quest’intervento può configurarsi sia come un percorso della coppia genitoriale che come programma di gruppo, generalmente composto da 4-5 famiglie. Qui i genitori hanno la possibilità di confrontarsi con altre persone, condividendo emozioni ed esperienze. Il Parent Training risulta particolarmente indicato per tutti i problemi comportamentali esternalizzanti in età evolutiva quali, ad esempio, il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), il Disturbo oppositivo- provocatorio, il disturbo della condotta, il disturbo dello spettro autistico, ecc. Risulta efficace, anche, nell’insegnamento di strategie da applicare nella quotidianità in ogni momento critico di crescita (Menghini et al., 2019) indipendentemente dalla diagnosi del bambino.
Screening e Prevenzione Psicologica

Scopo dello screening è individuare i precursori, cioè quei segnali da cui può evolvere un disturbo, e intercettarli prima che il disturbo si manifesti, quando è più facile intervenire perché non si sviluppi. Il colloquio clinico psicologico permette, nella fase conoscitiva con il paziente, di raccogliere informazioni sulla natura, l’entità e le cause della problematica o malessere presentato e, successivamente, di orientare un eventuale lavoro terapeutico o proporre un monitoraggio a distanza. Durante la raccolta anamnestica vengono raccolti ed analizzati la storia clinica ed i fattori relazionali, familiari e biologici che descrivono e/o possono aver contribuito alle problematiche in atto nel paziente. Per rendere questa mappatura il più possibile sistematica, possono essere utilizzati anche dei test. Un test standardizzato è uno strumento in grado di stabilire dove si colloca la prestazione di un dato soggetto in un certo compito (per esempio leggere un brano) rispetto alla prestazione media ottenuta dalla popolazione di riferimento (per esempio bambini italiani di pari scolarità, testati sullo stesso compito in condizioni identiche e controllate). Esistono innumerevoli test standardizzati classificabili in base al tipo di somministrazione (interviste strutturate o semi-strutturate dirette al paziente o ad altri informatori; questionari auto-somministrabili o compilati da familiari, insegnanti o altri significativi con risposta dicotomica (sì/no) o graduata (per es.: giudizio da 0 a 5; prove di performance in un certo ambito cognitivo etc.) e all’oggetto della misurazione (atteggiamenti, capacità intellettive generali e abilità specifiche, competenze scolastiche, tratti della personalità, stati emotivi, aree comportamentali e psicopatologiche…)

Tutoraggio DSA/BES - Metodo di Studio

ComportaMente offre supporto specialistico per impostare un metodo di studio efficace per bambini e ragazzi (dsa, bes e non solo) nelle attività didattiche. Il Tutor è un professionista esperto dei processi di apprendimento che, attraverso interventi mirati, rende lo svolgimento dei compiti più efficace. Il tutor accompagna lo studente in un percorso di crescita in cui verranno affrontati vari aspetti: organizzazione del materiale e del tempo di lavoro, individuazione delle materie che necessitano di un potenziamento, adeguamento dei compiti ai bisogni dello studente, addestramento all’uso di strumenti compensativi (mappe concettuali, risorse multimediali, videoscrittura, applicazioni), recupero e ripasso di argomenti da consolidare, motivazione allo studio, autonomia nello studio, consapevolezza di sé, socializzazione tra pari, condivisione emotiva nel gruppo di studio… L'attività di tutoring didattico verrà svolta sia attraverso interventi individuali sia attraverso interventi di gruppo. Obiettivo principale è guidare lo studente nella ricerca di strategie adeguate e nel potenziamento delle risorse a sua disposizione. Per accedere al Servizio, è consigliabile aver già effettuato almeno uno screening delle competenze accademiche per inquadrare il profilo clinico ed i bisogni specifici da prendere in carico. Verrà poi effettuato un primo colloquio finalizzato alla raccolta delle informazioni sulla storia dello studente rispetto ai suoi punti di forza e di debolezza e per stabilire un contatto di reciproca fiducia con la famiglia. Il tutor ha anche il delicato ruolo di mediatore nella rete tra insegnanti, professionisti e famiglia che cooperano e si confrontano per la sana crescita personale e accademica dello studente. Sono previste le seguenti attività complementari:

  • Supporto specialistico per compiti delle vacanze
  • Laboratori ludico-creativi-didattici
Tecniche psico-corporee

In questa categoria rientrano tutte quelle tecniche che, poggiando su basi neuroscientifiche solide ed attuali sul funzionamento cerebrale che media le connessioni corpo-mente, si focalizzano sull’attenzione al corpo come tramite elettivo per la cura di molte sintomatologie e come parte fondamentale del benessere personale. Ne consegue una importante e innovativa integrazione alla classica psicoterapia “della parola” con tecniche somato-sensoriali, con lo scopo di fornire un punto di vista più ampio e globale sulla Persona, in modo che questa possa intraprendere un percorso particolarmente mirato ai suoi bisogni, agendo in modo multimodale e sinergico. Sono dunque indicate non solo per chi necessita di riequilibrare funzioni alterate, ma anche per tutti coloro che desiderano migliorare la propria qualità di vita. Tutte queste tecniche stimolano la capacità di radicarsi nello spazio e nel proprio corpo, di vivere il “qui ed ora”, di osservare i movimenti spontanei del corpo connessi a pensieri e a emozioni. La loro versatilità e comprovata efficacia fa sì che ognuna di esse possa essere più o meno adeguata per quello specifico paziente in un determinato momento del lavoro terapeutico. Esaminiamone alcune tra le più note:

 

Mindfulness: secondo il suo ideatore, Jon Kabat-Zinn, la Mindfulness è “la consapevolezza che nasce dal fare attenzione deliberatamente, nel momento attuale e senza giudizio” poiché “la maggior parte di noi non è particolarmente  sensibile  né al proprio corpo né ai propri processi mentali”. A questi principi si aggiunge quello del decentramento, cioè l’imparare a distaccarci dai pensieri, situazioni e sentimenti che la nostra mente vuole trattenere, sia che essi siano piacevoli che spiacevoli. Il non attaccarsi a questi e imparare con la meditazione a lasciarli andare è una forma di accettazione delle cose come sono al momento, impermanenti (panta rei), li osserviamo semplicemente e ce ne distacchiamo.

 

Training Autogeno (TA): e’ suggestivo constatare il connubio tra il termine `Training` = allenamento, esercizio sistematico per la formazione di se stessi (processo che appartiene alle funzioni superiori dell'apprendimento) - e `Autogeno` = che si genera da sé. E’ come se dagli strati psicosomatici più profondi dell'organismo, in modo del tutto spontaneo ed emergente, si offrisse al soggetto tutto un cambiamento neurovegetativo, un mutamento dello schema corporeo e dei vissuti psichici in una unità biopsichica. Dal punto di vista fisiologico il TA e' in grado di influenzare vari sistemi organici quali la muscolatura, il sistema cardiovascolare e neurovegetativo, l’apparato respiratorio. Dal punto di vista psicologico, cambiano atteggiamenti mentali radicati, si usa il pensiero in modo diverso, l'attenzione, la concentrazione. Il T.A. è l’allenamento a staccarci dalla passione di agire, di domare la realtà e a stabilire un rilassamento psico-fisico.

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ComportaMente
Come Specialista in Neuropsicologia, coordino il servizio multidisciplinare ComportaMente che si prende cura di bambini, adolescenti e adulti, con o senza quadri di compromissione neuropsicologica, con difficoltà nella sfera personale e interpersonale, nell’adattamento ai vari ambienti di vita e nell’espressione del proprio potenziale a scuola, in famiglia, nel lavoro... Attraverso il lavoro in equipe (assieme a logopedisti, terapisti della neuropsicomotrocitá, musicoterapisti...) cooperiamo per offrire la prospettiva della miglior qualità di vita possibile a partire dall’infanzia fino all’età adulta. Progettiamo interventi neuropsicopedagogici individualizzati e di gruppo (consulenze ed interventi psicoeducativi per familiari, insegnanti, educatori; eventi formativi; tutoraggio specialistico dsa/bes; parent training...), lavoriamo `in rete` con scuole e servizi territoriali per una presa in carico globale, svolgiamo interventi riabilitativi personalizzati integrando le specificità cliniche di ciascun professionista.
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